Recensione dell'incontro dell'11 ottobre tenutosi all'interno della Fiera delle Parole
di Alessandra Farinella
di Alessandra Farinella
I mestieri del libro: conversazioni sull'editoria
Il secondo incontro del ciclo I Mestieri del Libro, realizzato da Progetto Giovani Padova nell’ambito della Fiera delle Parole, si è svolto venerdì 11 ottobre nella Sala Paladin di Palazzo Moroni.
Francesco Di Pasquale, responsabile di progetto Giovani, ha presentato gli ospiti dell’incontro, dal titolo Conversazioni sull’editoria: Chiara Di Domenico, ufficio stampa della giovane casa editrice di Roma L’Orma, Manuel Orazi, agente stampa della casa editrice di Macerata Quodlibet, e Jacopo De Michelis, responsabile per la narrativa della casa editrice Marsilio di Venezia. Chiara Di Domenico si rivolge subito al pubblico di giovani laureandi e neolaureati presenti in sala, sottolineando il fatto che l’editoria sia, prima di tutto, un mercato; la finalità di una casa editrice è perciò quella di vendere, e al suo interno è dunque necessaria la presenza di figure specializzate per ottimizzare costi e tempi. Il dilettantismo, nelle dinamiche del mercato, non è permesso, e l’amore per i libri e per la lettura non è sufficiente per svolgere un ruolo lavorativo. Il consiglio per i giovani è dunque quello di imparare concretamente il mestiere iniziando come apprendisti nelle librerie o nelle case editrici. A domande più specifiche del moderatore riguardo all’andamento dell’industria italiana dell’editoria e la concreta possibilità per i giovani di trovare lavoro al suo interno, Chiara risponde che, nonostante le sovvenzioni statali siano in continua diminuzione, in molti casi l’industria editoriale ottiene buoni profitti (come nel caso di Marsilio e di Quodlibet); il successo economico può arridere ad una casa editrice solo nel momento in cui essa possiede un preciso e ben delineato progetto editoriale. Il consiglio per chi cerca lavoro in questo settore dunque e di cercare sempre ambienti stimolanti e che possano offrire un’adeguata formazione, in modo da potersi specializzare il più possibile.
Francesco Di Pasquale, responsabile di progetto Giovani, ha presentato gli ospiti dell’incontro, dal titolo Conversazioni sull’editoria: Chiara Di Domenico, ufficio stampa della giovane casa editrice di Roma L’Orma, Manuel Orazi, agente stampa della casa editrice di Macerata Quodlibet, e Jacopo De Michelis, responsabile per la narrativa della casa editrice Marsilio di Venezia. Chiara Di Domenico si rivolge subito al pubblico di giovani laureandi e neolaureati presenti in sala, sottolineando il fatto che l’editoria sia, prima di tutto, un mercato; la finalità di una casa editrice è perciò quella di vendere, e al suo interno è dunque necessaria la presenza di figure specializzate per ottimizzare costi e tempi. Il dilettantismo, nelle dinamiche del mercato, non è permesso, e l’amore per i libri e per la lettura non è sufficiente per svolgere un ruolo lavorativo. Il consiglio per i giovani è dunque quello di imparare concretamente il mestiere iniziando come apprendisti nelle librerie o nelle case editrici. A domande più specifiche del moderatore riguardo all’andamento dell’industria italiana dell’editoria e la concreta possibilità per i giovani di trovare lavoro al suo interno, Chiara risponde che, nonostante le sovvenzioni statali siano in continua diminuzione, in molti casi l’industria editoriale ottiene buoni profitti (come nel caso di Marsilio e di Quodlibet); il successo economico può arridere ad una casa editrice solo nel momento in cui essa possiede un preciso e ben delineato progetto editoriale. Il consiglio per chi cerca lavoro in questo settore dunque e di cercare sempre ambienti stimolanti e che possano offrire un’adeguata formazione, in modo da potersi specializzare il più possibile.
Jacopo De Michelis, dopo aver brevemente presentato la casa editrice Marsilio e la sua storia, sottolinea come si stiano creando nuove figure professionali nell’ambito dell’editoria, in parte per via della rivoluzione digitale che sta avendo luogo, in parte per via dei cambiamenti delle dinamiche di produzione e vendita dei libri. Se, infatti, fino a poco tempo fa la parte più difficile ed onerosa del lavoro consisteva nel produrre l’oggetto libro, oggi invece gli sforzi maggiori sono concentrati nell’ambito della promozione del libro stesso; servono dunque competenze, anche caratteriali, diverse rispetto a quelle pratiche ed artigianali. Queste nuove professionalità però faticano ancora ad emergere, poiché l’evoluzione verso nuove forme tecnologiche e comunicative sta avvenendo in un momento di effettiva contrazione del mercato editoriale, momento in cui anche alcuni grandi gruppi editoriali stanno entrando in crisi.
Manuel Orazi sottolinea come per alcuni mestieri sia necessario non solo possedere determinate abilità o competenze, ma anche una particolare indole caratteriale; per un agente stampa, infatti, è necessario essere spigliato, espansivo, disinvolto, ed il suo lavoro diventerebbe estremamente difficile in presenza invece di un carattere timido, dimesso e taciturno. Orazi si sofferma poi su un’affermazione fatta da Chiara Di Domenico riguardo la possibilità, per chi si sia formato in Italia nel settore editoriale, di trovare lavoro nello stesso settore anche all’estero: un simile passaggio non sarebbe affatto semplice, non soltanto a causa del cambiamento di lingua, ma anche per le molte differenze nel mercato e più in generale nel clima culturale, di cui è difficile avere un’idea precisa se non si è vissuti in un paese per un certo numero di anni.
La tematica di riflessione centrale dell’incontro può essere riassunta da un’affermazione dello stesso Orazi: «se volete parlare di letteratura, entrate in una casa editrice solamente quando è chiusa». Il consiglio per i giovani, soprattutto per quelli che si laureano in materie umanistiche, è quello di tenere presente che il libro è prima di tutto una merce, per quanto si tratti di una merce che possiede (in misura maggiore o minore) anche un valore artistico e culturale, e di approcciarsi al mondo dell’editoria senza alcuna presunzione o velleità culturale (distaccandosi perciò dal clima di alcuni ambienti accademici) tenendo presente che si tratta di una realtà di produzione, promozione e vendita come molte altre realtà produttive e industriali. Al suo interno perciò non vengono formati e assunti eruditi o intellettuali, ma figure professionali specializzate (tipografi, redattori, grafici, editor, agenti stampa…). Il sostrato culturale, il gusto letterario ed il senso critico dovranno perciò essere coltivati al di fuori dell’ambito lavorativo, in cui potranno eventualmente essere spesi in alcuni casi, ma senza costituire il nocciolo portante della formazione di chi lavora in una casa editrice, cui è invece richiesto di acquisire specifiche abilità e competenze di tipo tecnico e commerciale.
Manuel Orazi sottolinea come per alcuni mestieri sia necessario non solo possedere determinate abilità o competenze, ma anche una particolare indole caratteriale; per un agente stampa, infatti, è necessario essere spigliato, espansivo, disinvolto, ed il suo lavoro diventerebbe estremamente difficile in presenza invece di un carattere timido, dimesso e taciturno. Orazi si sofferma poi su un’affermazione fatta da Chiara Di Domenico riguardo la possibilità, per chi si sia formato in Italia nel settore editoriale, di trovare lavoro nello stesso settore anche all’estero: un simile passaggio non sarebbe affatto semplice, non soltanto a causa del cambiamento di lingua, ma anche per le molte differenze nel mercato e più in generale nel clima culturale, di cui è difficile avere un’idea precisa se non si è vissuti in un paese per un certo numero di anni.
La tematica di riflessione centrale dell’incontro può essere riassunta da un’affermazione dello stesso Orazi: «se volete parlare di letteratura, entrate in una casa editrice solamente quando è chiusa». Il consiglio per i giovani, soprattutto per quelli che si laureano in materie umanistiche, è quello di tenere presente che il libro è prima di tutto una merce, per quanto si tratti di una merce che possiede (in misura maggiore o minore) anche un valore artistico e culturale, e di approcciarsi al mondo dell’editoria senza alcuna presunzione o velleità culturale (distaccandosi perciò dal clima di alcuni ambienti accademici) tenendo presente che si tratta di una realtà di produzione, promozione e vendita come molte altre realtà produttive e industriali. Al suo interno perciò non vengono formati e assunti eruditi o intellettuali, ma figure professionali specializzate (tipografi, redattori, grafici, editor, agenti stampa…). Il sostrato culturale, il gusto letterario ed il senso critico dovranno perciò essere coltivati al di fuori dell’ambito lavorativo, in cui potranno eventualmente essere spesi in alcuni casi, ma senza costituire il nocciolo portante della formazione di chi lavora in una casa editrice, cui è invece richiesto di acquisire specifiche abilità e competenze di tipo tecnico e commerciale.