MARZO DONNA MOGLIANO VENETO Un mese di eventi per le donne fra teatro e cultura LIBERE TUTTE Mercoledì 5 marzo 2014 - ore 20.45 Donne perdute di Daria Martelli Adattamento teatrale di Lettere dalle case chiuse Lettura scenica della Compagnia teatrale delle Smirne Realizzazione a cura di Renata Cibin Interpreti: Marilè Angelini, Ilaria Morelli, Monica Niero, Caterina Rigo, Anna Volpato Mogliano Veneto (TV) - Centro Sociale Piazza Donatori di sangue, 1 Entrata libera Presentazione del libro di Daria Martelli Le parole di ieri sulla donna Una ricerca di genere sulle nostre radici culturali. Introduce l’incontro la prof. ssa Flavia Randi. Biblioteca Comunale di Mogliano Veneto - Ingresso libero |
Donne perdute
L'adattamento teatrale delle Lettere dalle case chiuse, pubblicate nel 1955 a cura di Lina Merlin e Carla Barberis, ripropone al pubblico odierno queste testimonianze dirette di uno dei più gravi aspetti della condizione femminile, che a distanza di più di mezzo secolo assumono un notevole valore storico, come documenti della società italiana degli anni cinquanta del Novecento, della pratica di vita, della mentalità e della cultura del tempo.
Le 'case chiuse' in Italia furono abolite con la legge del 20 febbraio 1958 n. 75, nota come legge Merlin, dal nome della sua sostenitrice, Lina Merlin, prima donna senatrice della Repubblica; la legge si adeguava alle direttive date dall'onu ai paesi membri. L'argomento oggi è tornato di attualità. Infatti il dilagare della prostituzione sulle strade – grazie all'immigrazione degli ultimi anni – offre spesso il pretesto per chiedere il ripristino. E si ripropongono alla discussione le implicazioni morali, sociali e politiche che ha la questione delle 'case chiuse' e in generale della prostituzione: i diritti umani, la parità dei sessi e la doppia morale, una valida per l'uomo, l'altra per la donna.
Le parole di ieri sulla donna
La ricerca, condotta con un approccio linguistico nell’ottica di genere, raccoglie proverbi, modi di dire, luoghi comuni, credenze e superstizioni, fiabe, canzoni, barzellette, in dialetto veneto e in lingua, in uso in ogni ceto sociale tra la fine della seconda guerra mondiale e gli anni settanta del Novecento: “parole” portatrici di pregiudizi e stereotipi sulla “donna” e rivelatrici di un’antichissima cultura patriarcale – responsabile per gran parte dei comportamenti individuali e collettivi – che è perdurata fino a tempi recenti e i cui residui si possono notare tuttora. Il saggio, che spazia tra folklore, antropologia culturale, storia sociale e “studi di genere”, illumina la condizione femminile di un passato recente, ma anche quella di un passato remoto e non meno quella del nostro presente, facendo emergere una sorprendente continuità.
L'adattamento teatrale delle Lettere dalle case chiuse, pubblicate nel 1955 a cura di Lina Merlin e Carla Barberis, ripropone al pubblico odierno queste testimonianze dirette di uno dei più gravi aspetti della condizione femminile, che a distanza di più di mezzo secolo assumono un notevole valore storico, come documenti della società italiana degli anni cinquanta del Novecento, della pratica di vita, della mentalità e della cultura del tempo.
Le 'case chiuse' in Italia furono abolite con la legge del 20 febbraio 1958 n. 75, nota come legge Merlin, dal nome della sua sostenitrice, Lina Merlin, prima donna senatrice della Repubblica; la legge si adeguava alle direttive date dall'onu ai paesi membri. L'argomento oggi è tornato di attualità. Infatti il dilagare della prostituzione sulle strade – grazie all'immigrazione degli ultimi anni – offre spesso il pretesto per chiedere il ripristino. E si ripropongono alla discussione le implicazioni morali, sociali e politiche che ha la questione delle 'case chiuse' e in generale della prostituzione: i diritti umani, la parità dei sessi e la doppia morale, una valida per l'uomo, l'altra per la donna.
Le parole di ieri sulla donna
La ricerca, condotta con un approccio linguistico nell’ottica di genere, raccoglie proverbi, modi di dire, luoghi comuni, credenze e superstizioni, fiabe, canzoni, barzellette, in dialetto veneto e in lingua, in uso in ogni ceto sociale tra la fine della seconda guerra mondiale e gli anni settanta del Novecento: “parole” portatrici di pregiudizi e stereotipi sulla “donna” e rivelatrici di un’antichissima cultura patriarcale – responsabile per gran parte dei comportamenti individuali e collettivi – che è perdurata fino a tempi recenti e i cui residui si possono notare tuttora. Il saggio, che spazia tra folklore, antropologia culturale, storia sociale e “studi di genere”, illumina la condizione femminile di un passato recente, ma anche quella di un passato remoto e non meno quella del nostro presente, facendo emergere una sorprendente continuità.